sabato 6 novembre 2021

12 NOVEMBRE 2021 - "VECCHI SI NASCE e io modestamente..." di e con Maria Anna Stella - Consulenza drammaturgica e regia di Roberto Ruggieri


 Maria Anna Stella, attrice performer diplomatasi al Centro Universitario Teatrale di Perugia in Tecniche Teatrali Performative e in Scrittura Scenica ha già partecipato in qualità di attrice/autrice a precedenti performance teatrali prodotte dal Centro, con il quale collabora da 10 anni.


“VECCHI SI NASCE (e io modestamente...)" si inserisce nel progetto “LA CONFESSIONE COME GENERE TEATRALE”, finanziato da Regione Umbria POR-FESR 2014-2020 AZIONE 3.2.1. – “Bando per il Sostegno di Progetti nel Settore dello Spettacolo dal Vivo”.

La performance sarà presentata venerdì 12 novembre 2021 alle ore 21 presso la sala teatrale del C.U.T. Centro Universitario Teatrale di Perugia – Piazza del Drago, 1.

INGRESSO GRATUITO. POSTI LIMITATI. E’ RICHIESTO IL GREEN PASS.
PER PRENOTAZIONI: cutperugia@gmail.com (indicare nome e cognome e un recapito telefonico).
 
 
"VECCHI SI NASCE e io modestamente…"

“Stolto è chi vuole opporsi ai più forti: resta senza vittoria e alla vergogna aggiunge dolori. Così disse <all’ usignolo> il veloce sparviero, l’uccello che vola con le ali distese”. (Esiodo)
 

Con la performance “VECCHI SI NASCE e io modestamente…” prosegue il cammino fabulatorio in solitaria di Maria Anna Stella, che ha preso avvio con “Terrae Motus/Motus Animae”.
La concezione drammaturgica meta-teatrale che pone alla sorgente dell’opera il teatro stesso, il ‘teatro nel teatro’, non si può certo considerare una novità assoluta concepita dalla pratica contemporanea per rivolgersi direttamente agli spettatori. La storia del teatro ne è costellata, fin dall’antichità. In questo caso tuttavia non si tratta di una modalità narrativa volta a svelare l’artificio illusorio dell’evento teatrale, ma dell’indagine in progress da parte della performer in merito alla condizione della vecchiaia interiore senza disgiungerla dalla problematicità della gestazione della stessa performance, esposta attraverso un flusso di coscienza in tempo reale, davanti a testimoni, più che a spettatori. In quanto creatrice dell’opera, Stella è in grado di concepirla e scriverla ogni volta realmente, straniandosi sulla scena ed esponendosi crono-psico-nauticamente al rischio di misurarsi con il momento presente, elaborandolo a vista, all’impromptu.
Stella si interroga ironicamente in merito alla sua pseudo-carriera professionale di attrice, ghiotta occasione per lei di esercitare proficuamente una satira pungente nei confronti delle contraddizioni, delle storture e della distratta autoreferenzialità del routinario dominante sistema produttivo teatrale umbro e italiano, impregnato di falsi sorrisi e di ipocrite ritualità, restio com’è ad accogliere visioni e poetiche indipendenti, rinunciando così alla ghiotta possibilità di rigenerarsi raccontando semplicemente la verità, inseguito com’è da inderogabili esigenze produttive proprie delle artificiose esigenze commerciali date dalla insana e imperante stagionalità teatrale.
Al tempo stesso Stella coglie l’opportunità di ripercorrere in cerca di verità i momenti salienti della propria vita, a partire da quando fu concepita e messa al mondo, già vecchia, satura di pensieri e di inquietanti presagi concernenti il futuro. La performance si trasforma così in una riflessione sulla vecchiaia interiore, e quindi sulla morte, sul caso che traccia e costella la nostra precaria esistenza, riunendone i frammenti, sulla sua apparente insensatezza e sulla misteriosa, serendipica ed entelechiale tessitura che sembra occultamente contraddistinguerne il teleologico processo.
Martellata incessantemente e senza soluzione di continuità da domande sul senso della vita alle quali si sottopone in modo ironico da sola, da interrogativi impossibili che è andata ponendo in anni di ricerche sul territorio agli abitanti, ossessionata dalla vita che le sfugge continuamente di mano, si inserisce nella cornice visionaria di un teatro estremo, inteso come ‘atto di confessione spirituale’, sulla scia della concezione poetica e drammaturgica elaborata da Roberto Ruggieri.
Maria Anna Stella, in un concentrato sinfonico di registri del pensiero e del sentire umano, grazie al suo peculiare modo di scrivere sulla scena, alla forza delle sue parole e dei suoi furiosi e teneri pensieri, ai suoi occhi sbigottiti di poeta, ci fa toccare schegge del suo isolato dolore, e così facendo del nostro: dopo aver tentato di rispondere a questa sequela di domande, nonostante tutto e tutti, pervicacemente in cerca di verità, avverte la sua mente illuminarsi, raccontando quello che vede ‘ora e qui’ mentre le esplode dentro, cogliendo il pensiero che lo spettacolo di cui era in cerca è proprio quello che ha per oggetto e per soggetto se stessa, grazie alla sua confessione che si è andata estrinsecando attraverso l’incontenibile e incandescente flusso verbale, à bout de souffle.
                                                                                                                              
                                                                                          Roberto Ruggieri

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